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Un anno di accoglienza per il Progetto Fami 29 Iter di Marsala

Esattamente un anno fa apriva i battenti il Progetto 29 Iter, progetto finanziato a valere sul Fondo FAMI 2021-2027 (FONDO ASILO, MIGRAZIONI E INTEGRAZIONE), che ha come obiettivo specifico l’asilo e come intervento il potenziamento dei servizi a favore dei MSNA. Il Progetto è gestito dal Ministero dell’Interno (Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, Direzione Centrale dei servizi civili, Ufficio II, Seconda accoglienza e minori stranieri non accompagnati) che si avvale dell’operatività degli Enti del Terzo Settore che nel caso specifico sono: Il Consorzio Umana Solidarietà, ente capofila, La Cooperativa Liberi di Intrecciare, CEPAID, Opera Prossima e il Comune di Petrosino in qualità di partner.
Chi sono i minori stranieri non accompagnati?
Il minorenne non avente cittadinanza italiana o dell’Unione europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano. (Art. 2, legge n. 47/2017).

Il progetto avrà una durata di 31 mesi e prevede l’accoglienza di 50 minori stranieri non accompagnati, di età compresa tra i 14 e i 18 anni, suddivisi in due strutture: 30 ragazzi sono ospitati in una sede dedicata, mentre 20 ragazze trovano accoglienza in un’altra. E proprio la comunità femminile di minori per la prima volta in assoluto è accolta dal comune marsalese, in un’ottica di implementazione di iniziative a loro favore che troveranno attuazione anche in prossimi progetti. Le due strutture, CPA LA PINETA, e CPA LIBERI, sono Centri di Prima Accoglienza; ciò significa che i minori non accompagnati, giunti clandestinamente sul territorio nazionale, a seguito di identificazione, vengono affidati ai nostri centri per un tempo di permanenza che varia tra i 30 e i 45 giorni. Talvolta i tempi di permanenza sono più lunghi e ciò dipende dall’assenza dei posti nei Progetti Sai a cui sono destinati i minori in seconda accoglienza, dove il percorso di integrazione dovrebbe trovare la sua massima espressione. I beneficiari che vengono affidati ai nostri centri, generalmente sbarcano a Lampedusa o a Pantelleria ed inseriti attraverso le Prefetture di Agrigento e di Trapani.
Al loro ingresso si procede alla comunicazione di avvenuto inserimento a tutti gli organi competenti (Commissariato, Prefettura, Questura, Tribunale dei Minorenni, Procura della Repubblica, Comune di Marsala, Carabinieri, DLCI, Ufficio II seconda accoglienza e minori stranieri non accompagnati). Una volta inseriti i minori ricevono l’assistenza necessaria (sanitaria, psicologica, sociale, legale, amministrativa) e l’avvio delle attività di formazione linguistica e le attività sportive e ludico- ricreative volte al loro benessere. L’obiettivo primario è favorire il processo di integrazione e accoglienza dei minori attraverso un approccio olistico che preservi la loro identità culturale d’origine, introducendoli allo stesso tempo alla cultura del paese ospitante.

Ma parliamo di numeri. I numeri sono un ottimo modo per analizzare i fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Dopo 365 giorni dall’apertura, i minori inseriti sono 310 di cui 135 maschi e 175 femmine. L’età media dei ragazzi in accoglienza è di 16,5 anni, riscontrando una maggiore incidenza, rispetto agli anni passati di neo quattordicenni. I principali paesi di provenienza dei minori sono Guinea (64), Tunisia (47), Eritrea (47), Costa D’Avorio (34), Gambia (29), Mali (22). Per quanto concerne i minori maschi abbiamo 36 allontanati arbitrariamente ed 82 trasferiti presso i Progetti Sai del territorio siciliano o del meridione d’Italia. Diversi sono i numeri per le minori di sesso femminile le cui percentuali sono completamente ribaltate. Le minori si allontanano maggiormente rispetto ai minori; tendenza riscontrata in tutto il territorio nazionale. I numeri rappresentano uno spaccato della realtà ma vanno calati entro il contesto di riferimento ed aprono ad una riflessione più approfondita.
Tutti i msna sono vulnerabili in quanto soli in un territorio straniero ma le ragazze presentano una condizione di maggiore vulnerabilità legata alla loro identità di genere: spesso sono vittime di tratta e/o vittime di violenze di genere. Spesso, anche se non sempre, la vulnerabilità viene individuata negli hotspot, per esempio a Lampedusa grazie all’equipe di Save the Children o di Croce Rossa e queste informazioni vengono trasmesse alle prefetture e al ministero, per poi essere trasferite al coordinatore del Progetto, una volta concordato l’inserimento. La predisposizione di un sistema di rilevazione e trasmissione delle informazioni nel rispetto delle norme vigenti sulla tutela e il trattamento dei dati personali rappresenta, infatti, uno strumento essenziale anche al fine di evitare la duplicazione degli interventi e di assicurare l’attivazione tempestiva e il coordinamento dei servizi specializzati.
Per far fronte a tutte le necessità che la comunità femminile ha posto in essere è stato necessario attivare nuove collaborazioni con gli enti del territorio. Nello specifico abbiamo chiesto supporto al Centro Salute Globale dell’Asp di Trapani per le visite ginecologiche; abbiamo attivato una stretta collaborazione con il Progetto Maddalena che si occupa di contrasto allo sfruttamento e alla tratta di esseri umani. Gli operatori qualificati della loro equipe e i loro mediatori intervengono subito dopo gli ingressi per fare le informative sulla tratta ed ascoltano i casi più vulnerabili, dando il loro apporto significativo anche in sede di richiesta della protezione. A supporto dell’equipe multidisciplinare del progetto intervengono le organizzazioni internazionali come Save The Children, UNHCR, Unicef per svolgere informative e attività a favore dei beneficiari. Il lavoro con i msna non è semplice e spesso ci si imbattere con diverse difficoltà: le lungaggini nel rilascio dei permessi di soggiorno; il non rilascio delle certificazioni sanitarie, il ritardo nella nomina dei tutori; la mancata iscrizione ai CPIA perché non danno accesso ai minori in prima accoglienza e i ragazzi iniziano ad acquisire le basi della nostra lingua all’interno del CPA con l’insegnante di italiano e con gli operatori, venendo meno il contatto con l’istituzione scolastica. Ma come progetto ci siamo prefissati alcuni obiettivi: non accettare passivamente tutto ciò che lede i diritti dei minori e lottare per il loro Superiore Interesse. Nel corso di questo anno il Progetto ha intrapreso una collaborazione con Unicef sulla formazione degli operatori e delle amministrazioni comunali sull’affido familiare che, come previsto dalla Legge n. 47 del 2017 lo riconosce come forma privilegiata di accoglienza dei minori, sebbene nella pratica non abbia funzionato. Verrà attivato dal Garante regionale un corso di formazione per tutori volontari, il cui elenco è sempre più esiguo, costringendo il Tribunale dei Minorenni di Palermo a nominare il sindaco di Marsala. Il Comune di Marsala si è fatto promotore di un protocollo di intesa sottoscritto da tutti gli Enti gestori di comunità per minori presenti sul territorio marsalese al fine di diventare una sorta di cabina di regia per monitorare e garantire la permanenza dei minori sul territorio comunale nel rispetto delle regole e del benessere dei minori. Di benessere dei minori stranieri non accompagnati ha parlato, recentemente in un’intervista a “La Via Libera” la dott. ssa Carla Garlatti, Autorità garante infanzia e adolescenza. “Meno diritti vengono riconosciuti ai minori, peggiore sarà il loro percorso di crescita…Il benessere dei minori non può sottostare alle logiche elettorali della politica”. La dott.ssa Garlatti ha fatto visita al Progetto 29 Iter, nell’ambito del proprio mandato, in data 14 aprile, accompagnata dalla sua equipe e dagli operatori UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia) e UNHCR (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati); ha incontrato i beneficiari e le beneficiarie dei nostri centri e parlato in maniera approfondita con loro nell’ottica di una visione globale di come vivono i minori dentro il sistema di accoglienza ma anche di quali sono i loro sogni e le loro aspirazioni. Il percorso di “accompagnamento” di questi minori nel raggiungimento dei propri obiettivi e nella realizzazione dei loro sogni è ciò che trasforma un lavoro in una missione di vita.

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