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Maestrale a Bonagia, senza la diga foranea il porto non è sicuro

di Mario Torrente

La storia è sempre la stessa. Quando soffia forte il Maestrale o la Tramontana a Bonagia scatta la corsa per tirare le barche o rinforzare gli ormeggi, visto che le mareggiate entrano dentro il porto, non trovando alcun ostacolo se non il piccolo molo davanti la Torre della Tonnara e le secche, che come ovvio non riescono a bloccare l’avanzata delle onde. Ancor peggio se con l’alta marea. Così le imbarcazioni si ritrovano sballottate l’una contro l’altra, con il rischio di fare saltare le bitte o rompere le cime.

Il rischio di fare danni o vedere la propria barca affondare, come successo ieri per alcune imbarcazioni, è davvero quanto mai concreto. Quando scatta l’emergenza c’è chi decide di tirare in secco gommoni e motoscafi. Ma già il sol fatto di salire a bordo e mollare le cime, manovrando con il suo e giù dei marosi, rappresenta una vera e propria insidia. Dove chi sta al timone deve dare prova di tutta la sua abilità nel giostrarsi con la manetta e la capacità di capire il moto ondoso. Per raggiungere lo scivolo davanti il piazzale della Tonnara si rischia davvero tanto, visto che si è costretti a navigare tra la secca e le mareggiate che entrano impetuose. Bisogna aspettare il momento giusto per non ribaltarsi o finire sugli scogli. Insomma, il rischio che qualcuno prima o poi si faccia male è quanto mai concreto.

Per tutta la notte i proprietari delle barche ed i gestori dei pontili sono rimasti in allerta, aspettando che il forte vento, in serata girato a Tramontana, calasse. Ma il mare molto mosso non ha dato tregua, con un continuo via vai di carrelli per tiare le barche dallo scivolo di alaggio. O mettere in sicurezza le imbarcazioni tirandole sulla posidonia. Alla fine due motoscafi sono affondati. E stamattina nel piccolo porticciolo è iniziata la conta dei danni.

A Bonagia durante il periodo estivo trovano ormeggio circa duecento unità da diporto, tra gommoni e motoscafi, a cui si devono aggiungere le barche da pesca e quelle dei bonagioti, come i gozzi e le lance in legno, che restano in acqua quasi tutto l’anno. Da decenni si parla della messa in sicurezza del porto attraverso la realizzazione di una diga foranea a protezione delle mareggiate provenienti da Nord, possibilmente collocando dei massi vicino alla due secche che, in caso di mare non molto mosso, danno già un primo riparo. Ma quando soffia forte il Maestrale e la Tramontana le onde arrivano praticamente fino alla strada del lungomare. Sballottando le imbarcazioni attraccare in porto e mettendo a dura prova gli ormeggi. Serve dunque una diga foranea che si vada ad aggiungere al piccolo molo ed ai blocchi messi a fine banchina. Un’opera basilare in un porto che possa definirsi tale. Ma che ad oggi, dopo anni di proclami, annunci e progetti vari, non si è riusciti a realizzare. Perdendo, tra l’altro, anche i finanziamenti pubblici suo tempo messi a disposizione.

Lo scorso gennaio si è anche costituito un comitato che ha avviato una raccolta di firme per chiedere la messa in sicurezza del porto, organizzando anche un primo incontro chiamando a raccolta tutti i diportisti, operatori economici. Amministratori e classe politica valdericina compresa. Alla fine, però, anche in questa estate 2020, al primo soffiar forte del vento di Maestrale è scatta l’emergenza. E fortunatamente anche questa volta non si è fatto male nessuno. Resta però la rabbia e l’amarezza per non riuscire ad avere un vero porto in  un posto strategico e dall’alto potenziale turistico come Bonagia.   

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