“Iddu – l’ultimo padrino”, le troppe latitanze

Una sala piena, lunghi applausi e qualche risata: basta questo per capire che “Iddu – l’ultimo padrino”, il film di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, ha convinto i trapanesi.

I 667 spettatori presenti ieri all’anteprima sono stati i primi paganti in Italia per questa pellicola.

“Iddu – l’ultimo padrino” non è un film che inneggia Matteo Messina Denaro, come qualcuno credeva. Non è nemmeno un film incentrato su Matteo Messina Denaro ma si concentra sull’idea attorno a Matteo Messina Denaro.

I registi lo hanno dichiarato immediatamente: è un fatto ispirato alla realtà ma la realtà è solo un punto di partenza, non un punto di arrivo. C’è da dire, poi, che il film era stato pensato e scritto ancor prima dell’arresto del boss di Castelvetrano.

E forse anche per questo non c’è solo mafia in “Iddu – l’ultimo padrino”. E i protagonisti non sono solo Elio Germano, con le sue scene drammatiche, e Toni Servillo con le sue scene che vanno dal grottesco e alla commedia.

Ci sono anche altri due protagonisti: il mondo che permette il potere ad un boss e lo Stato. Uno Stato assente, quasi latitante, proprio come Matteo Messina Denaro, con le Istituzioni che, a volte, sono i veri responsabili di questa latitanza e di questo potere. Di un pupo che c’è ma che non si fa vedere.

Ma la domanda principale è: vale la pena vedere questo film? Sicuramente, e senza ombra di dubbio, è uno dei film italiani, usciti quest’anno, più interessanti.

Farà tanto parlare di sé e ogni spettatore avrà linee di pensiero diverse.

Solo il finale, forse, accomuna un po’ tutti gli spettatori.

Dopo la fine del film, ci si alza dalla poltrona del cinema con l’amaro in bocca. Soprattutto per chi crede fortemente nello Stato e nei suoi poteri che, purtroppo, molto spesso sono latitanti.

Chiara Conticello