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E’ morto Biagio Conte.

Il missionario laico ha speso tutta la sua vita per gli ultimi e gli emarginati

Si è spento a 59 anni il missionario laico capace di smuovere le coscienze della sua Sicilia e non solo. Tante le battaglie, i cammini a piedi, gli scioperi della fame, e i grandi disagi e sacrifici a cui ha sottoposto il suo fisico sempre con la finalità di accendere i riflettori sugli ultimi, sugli emarginati, sui senza casa. Su chi è in difficoltà. E non era importante da dove arrivasse il bisognoso. Chiunque fosse, era innanzitutto un fratello. Dopo i primi anni in cui si dedica alle missioni in Africa sente il richiamo della sua terra e decide di tornare a Palermo per dedicarsi in prima istanza ai clochard della stazione centrale. Nel 1993 fonda la Missione Speranza e Carità che inizialmente accoglie 40 persone. Oggi la missione di via Decollati provvede a 400 bisognosi. Un vero e proprio punto di riferimento per la città e per tutta la Sicilia. Il risultato di anni di lotte su lotte che portarono la regione siciliana a finanziare con 150.000 euro l’ampliamento, e quindi la capacità di ricezione, della Missione. Un lavoro estenuante quello di Biagio Conte che portò il regista Pasquale Scimeca a dedicargli un film intitolato appunto “Biagio”.

Ultimo tra gli ultimi Biagio Conte è stato, e sarà per sempre, un enorme esempio di umanità, di dedizione totale e assoluta all’altro.

Nel tempo lo troviamo su di un giaciglio di cartone a Brancaccio con le catene alle caviglie come simbolo di un’umanità non libera per sostenere la battaglia di Paul, un idraulico ghanese della Missione che rischiava di essere esplulso dall’Italia dopo 10 anni di permanenza. Ma lo troviamo anche sul sagrato della cattedrale impegnato in uno sciopero della fame nei giorni dell’emergenza Covid. Come in cammino, a piedi, verso Trapani, lo abbiamo incontrato anche in viale Regione Siciliana dove, con una croce in spalla, cerca di accendere i riflettori sulle difficoltà quotidiane della struttura da lui gestita.

Nel 2014, a Lourdes dopo un bagno, riacquista le facoltà deambulatorie e riprende a camminare, dopo anni di sedia a rotelle, e a diffondere il suo verbo, il verbo degli uomini. Il verbo dei giusti. 4 anni fa papa Francesco in visita a Palermo, dopo aver celebrato messa in ricordo del beato Pino Puglisi, pranza nel refettorio della Missione con altri 40 ospiti che conobbero, così, la gioia di pranzare con il Santo Padre.

Ed ora? Cosa resta? Cosa possiamo fare noi per onorare e ricordare questo uomo immenso, e per portare avanti il suo operato. Un lavoro, quello del frate laico, che ci ha donato nuovamente quell’umanità, quel senso di solidarietà, quella voglia di accogliere da cui siamo sempre più lontani. Tanto individualmente che come società. Forse la scomparsa prematura di Biagio Conte è un’occasione per tutti noi. La chance di dimostrare, portando avanti il suo lavoro, che ancora siamo uomini, capaci di accogliere guidati sempre da un grande senso di solidarietà. Nei confronti di tutti.

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