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Mafia, gli investigatori alla ricerca dei covi di Matteo Messina Denaro

All’alba di oggi carabinieri del Ros e agenti di polizia hanno perquisito il complesso residenziale di via Castelvetrano, a Mazara del Vallo. A condurli lì le chiavi trovate al boss Matteo Messina Denaro il giorno del suo arresto, l’analisi dei tabulati del suo cellulare e le immagini delle videocamere piazzate in diversi punti del Trapanese, la provincia in cui si sono per anni concentrate le indagini per la cattura dell’ex latitante.

Dopo l’arresto del capomafia e dopo aver individuato l’Alfa con cui il boss ricercato si spostava, gli investigatori hanno ripassato al setaccio le riprese e analizzato le celle agganciate dal suo cellulare scoprendo che in una occasione il capomafia e la sua amante, Lorena Lanceri, attualmente detenuta e condannata a 13 anni per mafia, si erano dati appuntamento in un luogo vicino Mazara. Nelle immagini si vedono le loro auto attraversare la visuale di una videocamera e comparire sotto un altro occhio elettronico un’ora dopo. Un elemento che ha spinto gli investigatori a pensare che i due si fossero dati appuntamento in un luogo tra le due telecamere. Sono così scattati gli accertamenti. La polizia, che aveva sequestrato le chiavi trovate al boss, ha scoperto inoltre che una apriva il cancello del residence di via Castelvetrano. Gli investigatori stanno ora tentando di verificare se tra le diverse altre chiavi sequestrate qualcuna apra appartamenti o garage del complesso immobiliare. Dalla cattura del boss gli inquirenti hanno sempre avuto il sospetto che Messina Denaro avesse uno o più covi segreti, ancora mai rintracciati, in cui nascondeva documenti e computer. L’obiettivo dell’attività di oggi è proprio quello di individuarli.

La Dda di Palermo, coordinata dal procuratore Maurizio De Lucia, ha disposto la perquisizione e il controllo di tutti i garage del complesso residenziale e una ispezione dei luoghi per verificare se alcune chiavi trovate al latitante e ai suoi fiancheggiatori aprano appartamenti e locali della struttura.  L’attività investigativa, svolta dalla polizia e dai carabinieri, rientra nelle indagini sulla rete dei fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. Il provvedimento nasce dagli accertamenti dello Sco che hanno consentito di ricostruire gli spostamenti del capomafia in un’area di Mazara nei mesi precedenti all’arresto. L’attenzione si è concentrata su un complesso residenziale in cui si ritiene che Messina Denaro abbia avuto la disponibilità di un immobile o di un eventuale «covo riservato» ancora non individuato.

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