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Addio a Totò Schillaci, campione di Italia 90

Quegli occhi sgranati, per dire all’arbitro solo con lo sguardo, senza parole, ma “che fallo mi hai fischiato”, entrarono nelle case degli italiani. Immagine iconica di Italia Novanta, che racchiude il calciatore e l’uomo, spontaneo, genuino, umile.  Totò Schillaci, re di quel mondiale,  era così. Sia sul campo, sia nella vita di tutti i giorni. Oggi l’Italia del pallone e non solo piange per l’eroe delle Notti Magiche. L’ex bomber è morto questa mattina a 59 anni; era ricoverato presso il reparto di pneumologia del “Civico” di Palermo. Le sue condizioni si sono aggravate improvvisamente nelle ore scorse dopo un timido miglioramento di alcuni giorni fa. Tutto il Paese perde una figura carismatica in cui tanti italiani si sono rivisti “sotto il cielo di un’estate italiana”: Schillaci capostipite della classe operaia tutta “Made in Sud” che col sacrificio e il lavoro seppe imporsi davanti al mondo dei campioni più quotati. Gli esordi con il Messina: contribuì in maniera netta alla cavalcata dalla C2 alla Serie B. Poi, nel 1989 il passaggio alla Juventus fino alla chiamata in Nazionale sotto la guida del CT Azeglio Vicini. Al mondiale non partì da titolare ma terminò la rassegna da capocannoniere con 6 reti che si valsero anche il titolo di miglior giocatore di Italia ’90 e il secondo posto del Pallone d’Oro vinto da Lothar Matthaus.
Negli anni successivi non seppe dare continuità alle proprie prestazione; con l’Inter vinse una Coppa Uefa. Successivamente, nel 1994, si trasferì in Giappone nelle file dello Jubilo Iwata dove militò fino al 1997.  Tanta tv dopo aver appeso gli scarpini al chiodo tra “L’Isola dei Famosi”, “Quelli che il calcio” e “Pechino Express”.

Ciao Totò, “negli occhi tuoi la voglia di vincere” resterà per sempre impressa.

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