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Cristi idrica e dissalatore

Mentre in Sicilia continuano a tenere banco i problemi di siccità, a Trapani resta l'ipotesi di un ritorno della dissalazione dell'acqua del mare. Sulla vicenda è intervenuta l'onorevole Cristina Ciminnisi.

In Sicilia continua a tenere banco la crisi idrica. E tra le ipotesi in campo per non lasciare a secco l’isola, c’è quella di riattivare i dissalatori fermi, tra cui anche quello di Trapani.

Il dissalatore di Trapani non è più in funzione dal 2014, quindi da dieci anni. Nei giorni scorsi dalla Regione era stata prospettata l’ipotesi di un suo ripristino nel 2025. L’impianto di dissalazione di Trapani, così come quelli di Gela e di Porto Empedocle, è stato infatti inserito nell’Accordo di coesione con un finanziamento di 32 milioni di euro. Ma i tempi si prospettano piuttosto lunghi, come rimarcato dall’onorevole Cristina Ciminnisi, che in questi mesi ha seguito la vicenda con una interrogazione all’Ars e diverse riunioni in commissione.

Le previsioni sono per un impianto a osmosi con una portata idrica da 200 l/s a servizio del sovrambito. Ma la prospettiva è quella del lungo periodo. Al momento, invece, c’è da fronteggiare l’emergenza e c’è da capire se gli interventi disposti dal governo regionale guidarto dal presidedente Schifani basteranno. A riguardo, per la Ciminnisi si tratta di misure non idonee a risolvere il problema.

ASCOLTA L’INTERVISTA ALL’ONOREVOLE CIMINNISI

Ad aprile la cabina di regia per la crisi idrica aveva effettuato il sopralluogo con dei tecnici incaricati e già in quella circostanza era emerso che del vecchio dissalatore, dismesso ormai da troppi anni, si sarebbe potuto utilizzare solo la presa a mare e le strutture di connessione alla rete idrica collocando dei moduli mobili. I tre siti individuati, quelli di Trapani, Gela e Porto Empedocle, andrebbero ad alimentare “il sistema di sovrambito, quindi l’interconnessione della rete agevolerebbe – ha spiegato Cristina Ciminnisi – il trasferimento di volumi idrici anche in altri territori della regione che stanno soffrendo una crisi idrica senza precedenti, in cui le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna sono le province più colpite.

“Gli uffici – ha fatto sapere la parlamentare del M5S – non hanno risposto con certezza sui tempi degli interventi ma anche se si tratta di impianti mobili, non sono considerate delle infrastrutture emergenziali, e quindi la tempistica sarà quella dettata dalla gestione del Fondo Sviluppo e Coesione. Tradotto: se si rimetterà in funzione l’impianto, questo comunque avverrà tra anni e sarà del tutto ininfluente nella gestione dell’attuale crisi idrica, come avevamo purtroppo prefigurato. Nel frattempo, con i primi fondi messi a disposizione dalla Protezione civile, sono in corso le verifiche subacquee sulle condutture esistenti, in considerazione anche della vicinanza del dissalatore alle aree della Riserva naturale delle saline, per le quali si impongono ( e spero che non sia una mera dichiarazione di intenti) misure di tutela più stringenti”.

Mario Torrente

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