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La scienza per l’Osservatorio

Domani è attesa la decisione del TAR Sicilia in merito alla sospensione dei lavori di installazione del telescopio FlyEye in Sicilia. Intanto alcuni scienziati prendono posizione.

Domani il TAR Sicilia si esprimerà sui lavori per la costruzione del FLYEYE, il potente osservatorio astronomico che dovrebbe sorgere sulle Madonie. Al no degli ambientalisti si contrappone il sì della scienza.

Domani è attesa la decisione del TAR Sicilia in merito alla sospensione dei lavori di installazione del telescopio FlyEye in Sicilia. Intanto alcuni scienziati prendono posizione.

Domani è attesa la decisione del TAR SICILIA in merito allo stop ai lavori circa la posa della prima pietra del telescopio Flyeye dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), a 1865 metri di altitudine sulla cima del Monte Mufara, in Sicilia in provincia di Palermo, in seguito alla protesta di alcune associazioni ambientaliste preoccupate per l’impatto ambientale in una zona protetta.
La cerimonia era prevista per lo scorso 6 settembre ma il ricorso al TAR di alcune associazioni ambientaliste, fra le quali il WWF e il CAI, ha richiesto l’intervento del Tribunale Amministrativo regionale. Nelle scorse ore, però, a favore della costruzione del telescopio si registra la presa di posizione di alcuni scienziati secondo i quali l’installazione di un osservatorio astronomico non sarebbe un pericolo per l’ambiente. Anzi «l’installazione di telescopi in parchi naturali non solo non è incompatibile, ma è una strategia efficace per preservare questi luoghi. Gli osservatori astronomici richiedono ambienti privi di qualsiasi tipo di inquinamento, incluso quello luminoso, e le riserve naturali offrono condizioni ideali». Lo si legge nella nota contro lo stop all’installazione dello strumento su Monte Mufara. Per l’Agenzia Spaziale Europea il sito, a quota 1.865 metri e vicino al polo astronomico Gal Hassin, sulle Madonie, è ideale per le condizioni di osservabilità del cielo. Per l’Italia ospitare il telescopio è un’occasione da non perdere, come ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega allo spazio, Adolfo Urso. Nell’appello per realizzarlo spiccano i nomi di Michel Mayor, Premio Nobel per la Fisica 2019, Ettore Cittadini il padre della procreazione medico assistita in Italia, Roberto Ragazzoni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, Giovanni Caprara, editorialista scientifico del Corriere della Sera fra le decine di altri, donne e uomini di scienza e di cultura, docenti universitari, ricercatori, operatori economici e artisti che hanno elaborato e condiviso un comunicato per «dire la loro” sulle vicende legate alla collocazione su Monte Mufara del Telescopio FlyEye dell’Agenzia Spaziale Europea. Molti di loro sono stati i promotori del FlyEye.
Il telescopio Flyeye è la prima unità di una rete globale di telescopi per il monitoraggio di NEO sviluppata dal Programma di Sicurezza Spaziale dell’ESA. I telescopi Flyeye saranno quattro, in Italia, Australia, Argentina e Messico, e scansioneranno continuamente il cielo durante la notte, identificando automaticamente i potenziali oggetti pericolosi vicini alla Terra.
Il sito di Monte Mufara è stato selezionato nel 2019 come il sito migliore d’Italia per l’installazione del primo Flyeye, attraverso uno studio condotto da Agenzia Spaziale Italiana (ASI). ASI ha identificato Mufara come il luogo ideale grazie alla sua altitudine, alla bassa latitudine (che permette l’accesso a parte del cielo australe), al bassissimo inquinamento luminoso del sito e alla sua geometria “a cono”, utile a prevenire la formazione di turbolenza atmosferica che degraderebbe le immagini ottenute al telescopio.
Per queste ragioni sul Monte Mufara già esiste, ed è operativo, un telescopio, il WMT, gestito dal Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche GAL Hassin di Isnello.
Tuttavia, il Parco delle Madonie all’interno del quale si trova la zona prescelta per Flyeye è un’area di grande valore ecologico e naturale. Le autorità locali e i gruppi ambientalisti hanno sollevato preoccupazioni riguardo all’impatto che una struttura di tali dimensioni potrebbe avere su questa zona protetta, ricca di biodiversità e habitat sensibili.
In merito, appunto, domani si attende la decisione del TAR Sicilia.

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