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Naufragio Bayesian, stop al ricorso sui risarcimenti

Il naufragio del Bayesian, lo yacht di lusso affondato il 19 agosto al largo del porto di Porticello, continua a far discutere. Oltre al dramma umano che ha portato alla morte di sette persone, tra cui l’imprenditore inglese Mike Lynch, la vicenda si arricchisce ora di una complessa controversia legale e di preoccupanti sviluppi legati alla sicurezza nazionale.

Al centro delle polemiche è finita la The Italian Sea Group, azienda leader nel settore nautico, che avrebbe richiesto un risarcimento colossale di oltre 222 milioni di euro alla società armatrice del Bayesian, la Revtom Ltd, guidata da Angela Bacares, vedova di Lynch. La richiesta di risarcimento, come riportato da alcuni media italiani e britannici, farebbe riferimento ai danni di immagine subiti dal gruppo in seguito alla tragedia.

Il panfilo, infatti, era stato presentato al mondo come “inaffondabile”, un gioiello di 56 metri con un albero maestro in alluminio alto 75 metri, costruito nel 2008 nei cantieri di Viareggio, ora di proprietà della The Italian Sea Group dopo l’acquisizione del marchio Perini Navi nel 2021. Tuttavia, la società ha prontamente smentito qualsiasi coinvolgimento diretto, affermando in una nota ufficiale che “nessun rappresentante legale dell’azienda ha esaminato, né firmato, né autorizzato alcun atto di citazione”. Nonostante la smentita, fonti vicine alla vicenda confermano l’esistenza di un atto di citazione depositato al tribunale di Termini Imerese, che dovrebbe però essere ritirato a breve.

L’azione legale avrebbe coinvolto, oltre alla Revtom Ltd, anche la Camper & Nicholsons International, la società incaricata della gestione dello yacht. Al centro della controversia vi sarebbe la presunta inadeguatezza dell’equipaggio selezionato per gestire un’imbarcazione così avanzata dal punto di vista tecnologico. Tra gli indagati dalla Procura di Termini Imerese per omicidio colposo plurimo e naufragio colposo, figurano il comandante neozelandese James Cutfield, l’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton e il marinaio Matthew Griffith.

Ma non è solo il risarcimento milionario a tenere banco. Sullo sfondo emerge un vero e proprio giallo internazionale: i sommozzatori impegnati nelle operazioni di recupero del relitto hanno richiesto un’intensificazione delle misure di sicurezza, temendo che dati sensibili custoditi a bordo possano finire nelle mani sbagliate. Secondo indiscrezioni riportate dalla CNN, lo yacht potrebbe aver ospitato informazioni riservate legate a servizi di intelligence occidentali, suscitando l’interesse di potenze straniere come Russia e Cina.

In questo intricato scenario, la famiglia Lynch ha espresso profonda indignazione per la richiesta di risarcimento, senza però rilasciare dichiarazioni ufficiali. L’intera vicenda, che intreccia dolore personale, battaglie legali e sospetti di spionaggio, sembra destinata a protrarsi a lungo, lasciando aperte molteplici questioni.

Mentre le indagini proseguono e le parti in causa preparano le proprie strategie legali, resta l’amarezza per una tragedia che non solo ha stroncato vite, ma ha anche gettato un’ombra su uno dei simboli dell’eccellenza nautica italiana.

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