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I Parchi del vento ed il futuro dell’energia eolica in Sicilia

Il principio è lo stesso dei mulini: sfruttare la forza del vento per ottenere energia meccanica. Quel movimento ottenuto una risorsa naturale che anticamente, attraverso la rotazione delle pale ed un sistema di ingranaggi, permetteva di pompare acqua o macinare sale e grano. Passano i secoli ed il vento continua ad essere una fonte energetica inesauribile che rientra tra le rinnovabili in grado di contrastare la crisi climatica riducendo le emissioni di anidride carbonica. Una sfida su di cui si gioca lo stesso destino del pianeta e dove l’energia eolica può davvero un grosso contributo per soddisfare i fabbisogni energetici del 21esimo secolo.

Le moderne torri del vento, decisamente più alte ed imponenti degli antichi mulini, grazie alle potenti turbine oggi sono in grado di produrre energia elettrica che viene immessa nella rete nazionale per alimentare il fabbisogno di città e attività economiche in modo del tutto sostenibile e senza inquinare. L’energia eolica è infatti completamente rinnovabile, non essendo soggetta ad esaurimento, priva di emissioni di anidride carbonica e rappresenta una delle soluzioni per contrastare la crisi climatica. Energia pulita, dunque, che nel 2021 in Italia, a fronte di una produzione totale di 20,62 terawatt, ha permesso di risparmiare qualcosa come 25 milioni di barili di petrolio e 12 milioni di tonnellate di emissioni di Co2. Il Pianeta e Madre Natura ringraziano.

Entrando un po’ nel dettaglio, un parco eolico con una capacità di poco oltre i 40 megawatt, quindi 10 torri da 4 megawatt ciascuna, è in grado di produrre in un anno circa 55 gigawatt di energia sfruttando la rotazione delle pale eoliche. Una “fattoria del vento” di queste dimensioni in un anno permette di non immettere nell’atmosfera circa 34 mila tonnellate di Co2. Fornendo, al contempo, energia green ad oltre 25 mila famiglie. Praticamente una turbina eolica da 2 MW, che produce circa 5 milioni di KWH all’anno, può coprire il fabbisogno energetico di circa 1.500-2.000 abitazioni, la media del consumo annuale di una piccola comunità. Ed in questo contesto, nelle strategie da mettere in campo nell’ambito della transizione energetica, le pale eoliche potrebbero giocare un ruolo importante nelle Comunità energetiche rinnovabili.

Naturalmente la potenza delle pale eoliche dipende dalla loro dimensione: le torri on-shore, ovvero quelle a terra, hanno una altezza variabile, alcune da 60 metri, altre da 80 metri per arrivare ad oltre 150 metri ed un diametro del rotore tra i 50 e gli 80 metri. Degli autentici giganti, ben visibili anche dalle lunghe distanze, che hanno cambiato il paesaggio delle zone dove sono stati impiantati questi parchi eolici, per oltre il 90 per cento nel sud Italia. La regione con più pale eoliche è la Puglia, seguita dalla Sicilia, dove in base agli ultimi dati 2023 dell’Anev, l’Associazione nazionale energia del vento, nell’isola se ne contano più di 1600 sulle quasi 7 mila e mezzo presenti a livello nazionale. E la presenza delle torri del vento è ormai entrata a fare parte del paesaggio siciliano in molte località, soprattutto in quelle più ventose, con i parchi eolici impiantati in piena campagna ed in contesti ambientali come lungo i crinali delle colline dove si registra un’alta densità di questi impianti, che se da un lato da un punto di vista ambientale non emettono CO2, senza alcun inquinamento ad aria, acqua e suolo, dall’altro c’è da fare i conti con gli aspetti che rimando all’impatto paesaggistico.

Gli aerogeneratori possono infatti raggiungere altezze molto elevate, potendo quindi essere viste a molti chilometri di distanza: le torri possono superare i 100 metri di altezza e c’è chi, nell’ottica della conservazione del paesaggio, vede il rischio di deturpare luoghi di interesse storico o naturale. Tra le criticità di questa forma di energia rinnovabile c’è anche quella legata all’avifauna, visto che le pale, con la loro rotazione, rappresentano una minaccia per molte specie di uccelli, a partire da quelli migratori.

Dunque da un lato ci sono i benefici per l’ambiente, dall’altro gli aspetti legati al paesaggio, all’avifauna, all’uso del suolo per ciò che riguarda habitat naturali e attività agricole, oltre che all’inquinamento acustico per la rotazione delle pale che può influire sugli ecosistemi e sulla qualità della vità delle persone che vivono vicino agli impianti, anche se le moderne turbine siano più silenziose rispetto ai primo modelli. E le nuove tecnologie permettono anche di ridurre i rischi di collisione di uccelli e stormi sulle pale. La sfida è di trovare un equilibrio tra la necessità, non più rinviabile, di ridurre le emissioni di gas serra e la salvaguardia del paesaggio e degli ecostistemi locali.

Al momento l’eolico rappresenta circa il 6,27 per cento della copertura energetica nazionale con oltre 7 mila pale in tutto il territorio, per una potenza di 11 mila megawatt, quasi tutte concentrate nel meridione. Tra le fonti rinnovabili, l’eolico rappresenta, in base ai dati del 2023, la seconda voce con 12,34 gigawatt dopo il fotovoltaico (30,25 gw) seguito da idroelettrico e bioenergie ma l’obiettivo è di arrivare a 26 GW entro il 2030. E 14 Gw in sei anni non sono pochi visto che, per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione previsti nel Green Deal, l’Italia dovrebbe davvero iniziare a correre superando i 2 Gw di nuove istallazione l’anno. Quando al momento, invece, a livello nazionale si è attorno al mezzo gigawatt in un anno.

La Sicilia sta comunque facendo la sua parte, con una potenza eolica istallata pari al 17,9 per cento del totale nazionale, per qualcosa come 2.122,68 MW. Nel resto del mondo, invece, ci sono paesi dove l’eolico continua a crescere velocemente ed esponenzialmente, come la Cina, dove si concentra il 63 per cento delle nuove istallazione di tutto il pianeta realizzate nel 2023 e dove si trova il 43 per centro della potenza eolica on shore mondiale, seguita da Usa (16 per cento), Germania (7 per cento), India, Spagna, Brasile, Francia, Canada, Svezia e Inghilterra. L’Italia non rientra in questa classifica se non alla voce “resto del mondo”. Eppure ci sarebbero tutte le condizioni per potere puntare sull’energia pulita prodotta dal vento. Sia a mare che a terra. Tra l’altro, secondo il Global Wind Energy Council, l’Italia è il terzo mercato per potenziale eolico galleggiante nel mondo, con una stima di sviluppo fino a 207 GW nei mari di Sicilia, Sardegna e Puglia.

E proprio nel canale di Sicilia è in corso l’iter per la realizzazione del primo parco eolico floating del Mediterraneo dove sono previste fino a 190 turbine galleggianti, che saranno quindi ancorate e non fissate al fondale marino, ridicendo così l’impatto ambientale. Lo specchio di mare individuato si trova a 83 chilometri dalle coste della Sicilia occidentale ed a 47 chilometri dall’isola di Marettimo.

Si tratta del progetto MedWind ideato da Renexia e rappresenta il primo impianto di questo tipo nel Mar Mediterraneo per una potenza istallata di 2,8 GW ed una produzione annua stimata di 9 TW/h l’anno e che consentirà di generare energia elettrica verde in grado di soddisfare circa il fabbisogno di circa tre milioni e 400 mila famiglie. Il parco eolico Med Wind sarà collegato alla Sicilia attraverso due cavidotti che permetteranno di distribuire l’energia direttamente nell’isola. Il tutto, sempre secondo le stime del progetto, permettendo di ridurre le emissioni di CO2 per circa 2,7 milioni di tonnellate l’anno.

I parchi eolici possono due essere di due tipi, on shore e off shore, ovvero a terra e a mare. E se in base agli ultimi report la produzione eolica on shore nel mondo si aggira a 945 gigawatt, quella off shore, dall’alto potenziale visto che in mare si può contare su una maggiore velocità e presenza del vento, si attesta sui 45 gigawatt, anche qui con la Cina che traina questo settore col 50 per cento degli impianti, seguita da Regno Unito (20 per cento), Germania (11), Olanda (6) e Danimarca (4)

Al momento l’eolico rappresenta il 19 per cento del totale della generazione elettrica europea, l’equivalente del fabbisogno totale annuo della Francia. Ma nonostante i pass in avanti fatti, l’Europa è ancora distante dagli obiettivi di decarbonizzazione indicati nel “Green Deal”. Per raggiungere i livelli pattuiti per il 2030 si dovrebbero istallare 30 gigawatt di impianti l’anno, praticamente quasi il doppio di quanto fatto nel 2023, anno in cui a livello europeo sono stati realizzati nuovi parchi eolici per 17 gigawatt, di cui 14 a terra e 3 in mare. Numero che comunque rappresentano il 15 per cento della crescita mondiale. Ma non basta. La transizione ecologica e le la crisi climatica impongono una accelerazione.

Mario Torrente

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