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Le tre domande della domenica a…

In un contesto sociale complesso, crescere i figli è sempre più difficile nei campi educativo, sociale ed economico. La famiglia, influenzata dal contesto socioculturale, contribuisce anche a modificarlo. Pur riconoscendo l’influenza della società e della televisione sull’educazione, attribuire la responsabilità esclusiva a questi fattori è improduttivo. Occorre invece affrontare i problemi senza cercare colpevoli astratti, come la società o il quartiere.

Abbiamo intervistato il dott.re Giacomo Sansica, assistente Sociale Specialista presso la Direzione Sanitaria del Presidio Ospedaliero – Distretto Socio Sanitario di Trapani – e Giudice Onorario presso la Corte di Appello di Palermo

1- Rispetto al ruolo educante, come può la famiglia intervenire in campo educativo, nei confronti dei figli, in un contesto sociale in continua evoluzione?

R: La famiglia è la più importante agenzia educativa per la formazione della personalità dell’individuo, ma le trasformazioni sociali hanno portato a profonde modificazioni dei contesti familiari.
Infatti, l’importanza della famiglia e della centralità del suo ruolo nello sviluppo sociale è un punto strategico per le politiche per i minori. Oggi, i genitori si trovano “spiazzati” nel loro ruolo di educatori a causa di un malinteso concetto di libertà e reciproco rispetto che ha contribuito, a volte, a trovarsi su uno stesso piano senza distinzioni di ruoli. Tutte le altre agenzie educative, compresa la scuola, aiutano la famiglia nel suo compito educativo ed assumono da questa, terreno fertile indispensabile al nutrimento dei cuori e delle menti ed indispensabile fondamento della “casa della conoscenza”. Un intervento diretto e mirato che la famiglia deve attuare è il confronto continuo con le altre agenzie educative, come la scuola. Secondo il “principio dell’interazione e dell’intersoggettività” l’apprendimento e la socializzazione avvengono sia nel contesto scolastico, sia nel contesto familiare e quotidiano, perché è attraverso lo scambio con gli altri che si scopre e si entra nella cultura e che si costruiscono i significati e le conoscenze. Per queste ragioni, la scuola senza l’aiuto della famiglia è quasi impotente. Il dialogo all’interno della famiglia, soprattutto con gli adolescenti, è uno strumento cruciale per la loro crescita, ma può risultare difficile per la mancanza di tempo o per la difficoltà ad affrontare certi argomenti: la qualità delle relazioni familiari è molto più importante di qualsiasi bene materiale, poiché influisce direttamente sulla felicità e sullo sviluppo dei figli. La comunicazione efficace e costante tra genitori e figli è essenziale per costruire una relazione basata sull’ascolto, la comprensione e l’accoglienza delle differenze. Tuttavia, sempre più spesso accade che il genitore è preso dai propri impegni lavorativi, dai propri pensieri personali e tralascia il confronto con il proprio figlio senza permettere al proprio figlio di poter esprimere un suo bisogno. Comunicare in famiglia non è sempre facile, soprattutto se i figli sono nell’età critica dell’adolescenza. Comunicare in modo soddisfacente ed efficace è però fondamentale per ogni relazione umana. A maggior ragione per le relazioni più intime, come quelle di coppia e le relazioni genitori e figli. La qualità del rapporto tra genitori e figli è molto più importante di qualsiasi oggetto il genitore possa dare al figlio. Non sono le cose, ma la qualità delle relazioni umane, a determinare la nostra piena felicità e realizzazione. Questo vale in ogni genere di relazione, anche nella relazione di coppia e in quella tra genitori e figli. Le forme di comunicazione famigliari strutturano diversamente le relazioni a seconda che il codice prevalente sia quello orale, alfabetico o multimediale. Il modo con il quale ogni bambino impara a strutturare le relazioni primarie ha una grande ricaduta sulla sua capacità di muoversi nel mondo e di creare relazioni di secondo livello. Pertanto, concludo affermando che il dialogo in famiglia e la stretta collaborazione con la scuola sono strategie importanti che aiuteranno i nostri figli a non appartenere nel mondo ma a saper vivere nel mondo.

2- Il quartiere ove risiede una famiglia può contribuire in maniera negativa o positiva alla crescita e allo sviluppo socio-culturale del proprio figlio?

R: La qualità del quartiere in cui un ragazzo cresce sicuramente ha un impatto significativo sui comportamenti problematici messi in atto nel corso dell’adolescenza.  Nascere in un quartiere popolare, povero o degradato talvolta equivale a sentirsi come se il proprio futuro sia segnato negativamente già in partenza. Ciò non è necessariamente vero, basta l’impegno delle Istituzioni ad intervenire per tempo aiutando e sostenendo i giovani nella loro formazione. Non posso negare che crescere in questi contesti si fa più fatica ad essere “accettati e riconosciuti” da altri, per il solo pregiudizio che si ha nei confronti di chi vive nei quartieri popolari. Non posso negare che crescere in questi contesti si hanno maggiori difficoltà nello sviluppo personale e socio-culturale per il solo fatto che sei visto come soggetto da evitare. Ma posso affermare che crescere in questi contesti permette di sviluppare un senso di appartenenza talmente forte in cui l’uno risulta essere supporto dell’altro. E’ luogo comune che chi vive nei quartieri popolari sia destinato ad intraprendere una cattiva strada nella propria vita, perché con l’impegno e il giusto sostegno, anche e soprattutto dato da parte delle Istituzioni, si possono concretizzare importanti risultati personali. Io ne sono un esempio, oggi mi trovo ad affrontare una tematica così importante da Dottore in Servizio Sociale e pure sono nato e cresciuto all’interno del Rione Cappuccinelli. Grazie al mio lavoro ho avuto modo di conoscere anche altre persone di altri quartieri popolari e posso affermare che ognuno di loro sono dei libri “parlanti” contenenti particolari storie di vita capaci di accoglierti e mostrarti la parte bella del loro essere. La famiglia non va soltanto sostenuta con agevolazioni economiche o con la creazione di servizi, ma va protetta e al tempo stesso “valorizzata” nella sua funzione primaria e innovativa di supporto sociale.
Il disagio, il malessere, le situazioni di sofferenza sono a volte l’espressione di un’esigenza di cambiamento, di rinnovamento; le trasformazioni che avvengono durante la crescita dei figli, soprattutto nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza, coinvolgono la famiglia nella ricerca di nuovi equilibri e nuovi standard di comunicazione e relazione. L’accompagnamento di bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità costituisce un ambito fondamentale del lavoro di cura e protezione dell’infanzia, inteso come l’insieme degli interventi che mira no a promuovere condizioni idonee alla crescita (area della promozione), a prevenire i rischi che possono ostacolare il percorso di sviluppo (area della prevenzione) e a preservare e/o proteggere la salute e la sicurezza del bambino (area della tutela o protezione in senso stretto).

3- Quanto è importante oggi intervenire in una giornata domenicale per concedere uno spazio di incontro tra ogni singola famiglia e la propria città, il proprio territorio?

R: Donare uno spazio di incontro, in questo periodo storico, in cui ci siamo molto orientati a vivere dentro la sfera personale e poco ad andare oltre, è molto importante, e lo è per tutti ma sicuramente lo è ancora di più chi vive all’interno del proprio nucleo familiare con delle fragilità che possono essere di ogni tipo: psicologiche, di emarginazione sociale ed economiche. Donare uno spazio aiuta le famiglie a non sentirsi isole, aiuta i genitori a confrontarsi, prendere spunto e riflettere insieme e nel contempo i bambini fanno esperienza di socializzazione, di come stare insieme secondo regole che permettono di riconoscersi all’interno del gruppo dei pari.  Uno dei concetti fondamentali dell’antropologia urbana è la centralità del rapporto tra spazio e cultura. Se parliamo di spazio urbano non possiamo non osservare come esso influenzi, per la sua vastità e configurazione, il comportamento dei suoi abitanti i cui rapporti interpersonali assumono dimensioni ridotte rispetto a quelli delle comunità tradizionali. Le nostre città sono sempre più grandi, sempre più articolate, sempre più popolose e ricche di differenze culturali e sociali che vivono l’una a fianco all’altra. Nel nostro territorio abbiamo il Centro Famiglia, presso il Chiosco San Domenico, e risulta essere uno spazio di incontro ove all’interno vengono realizzate diverse attività, per bambini, adolescenti e genitori. Diverse sono le misure di intervento, oggi elargite con vari fondi Ministeriali, regionali e Comunali a supporto e a sostegno della famiglia. Sicuramente tali interventi non riescono a dare una giusta risposta al problema ma sicuramente non bastano per soddisfare le loro richieste e necessità ma risultano essere piccoli chicchi che all’interno di un prato coltivato permettono di far nascere alberi fioriti.

di Valeria Marrone

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