di Fabio Pace

Oggi, per il quarto pomeriggio di seguito, con inizio alle 18, ora di chiusura degli esercizi pubblici, a Trapani s’è svolta una manifestazione per protestare contro le misure di contrasto alla diffusione del virus SARS-CoV2 imposte dal DPCM. In piazza Vittorio Emanuele si sono ritrovati ristoratori, chef, cuochi, maitre di sala, barman, camerieri, professionisti dello sport e dello spettacolo attraverso una organizzazione estemporanea via social. Come slogan, se così lo possiamo chiamare, è stata scelta una citazione molto alta, forse troppo: una frase del drammaturgo tedesco Bertold Brecht: «Quando l’ingiustizia diventa legge la resistenza diventa dovere». Parole che sottintenderebbero che il provvedimento preso dal Governo Conte viene vissuto da alcuni come una imposizione ingiusta e soverchiante della libertà di impresa e della dignità del lavoro, forse per qualcuno, pochi per la verità, anche della libertà personale. Probabilmente la visione della maggioranza della piazza. Presenti poco meno di 300 persone; non tantissime. Discreto ma corposo l’apparato di sicurezza dell’ordine pubblico, con poliziotti e carabinieri su ogni lato della piazza, occupata solo per meno di un terzo. La serata è stata aperta dalle note del silenzio per commemorare le oltre 38mila vittime italiane del virus SARS-CoV2, ma nell’aria sono risuonate anche le note e le parole di Giorgio Gaber: “Libertà è partecipazione”. Poi si sono avvicendati gli interventi di diversi rappresentanti di categoria. Forte è emersa la preoccupazione per il futuro, quello immediato, e quello di là da venire, carico di incertezze, oggi ancora più profonde che nel recente passato del primo lockdown. C’è chi ha invocato misure di aiuto rapide e concrete (sostegno al reddito per i mancati guadagni e azzeramento delle tasse), e c’è chi ha chiesto di poter tornare al lavoro anche con misure di prevenzione ancor più rigorose se necessario. Una manifestazione carica delle contraddizioni che ciascuno di noi vive quotidianamente anche a livello personale, dilaniati tra l’esigenza di arginare la pandemia e la necessità di non fermare la nostra vita sociale e professionale. Un conflitto decisionale sul quale, infine, pesa la sensibilità personale di ciascuno e che alimenta dubbi, più che certezze. E sempre per citare Brecht possiamo affermare che «tra le cose sicure, la più sicura è il dubbio», in questo caso il dubbio su cosa fare. Ma probabilmente la stessa piazza di questa sera potrebbe rispondere con una contro citazione, sempre di Brecht: «Rivoltatela come più vi pare, prima viene lo stomaco, poi viene la morale».