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Paceco, alla scoperta dell’antica Chiesa del Rosario e della sua cripta sotterranea

di Mario Torrente

Per decenni è rimasta chiusa ed in condizioni di abbandono. Ma alla fine la chiesa di Maria Santissima del Rosario, a Paceco, è stata restaurata. Adesso, dopo l’inaugurazione dei giorni scorsi alla presenza del vescovo Pietro Maria Fragnelli, del prefetto Filippina Cocuzza e del sindaco Giuseppe Scarcella, l’antico edificio di culto potrà tornare ad essere fruibile, raccontando ben quattro secoli di storia. La chiesa del Rosario, conosciuta anche come la chiesa di Santa Lucia, venne infatti costruita nei primi secoli del 1600. Dichiarata inagibile dopo il terremoto del 1968, è rimasta completamente chiusa dagli anni ’80.

Notizie storiche e aneddoti che riguardano la chiesa si possono trovare negli scritti di Alberto Barbata, ex direttore della Biblioteca comunale, e del prof. Michele Russo, appassionati della storia locale che riferiscono che si tratta di una delle chiese più antiche risalenti ai primi anni della costruzione del borgo da parte dei Fardella-Pacheco.

Il recupero della chiesa è stato più volte sollecitato dalla comunità pacecota nel corso di diverse iniziative, come il convegno “Salviamo la chiesa del Rosario”, tenuto nel maggio del 2015 su iniziativa di Italia Nostra. Sindaco di Paceco allora era Biagio Martorana, parroco di Paceco don Salvo Morghese. Alla conferenza, moderata da Totò Pellegrino per Italia Nostra, intervenne anche, oltre che il progettista incaricato dalla Curia di Trapani, l’architetto Stefano Lucido Alberto Barbata, che presentò anche il volumetto “Salviamo la chiesa del Rosario”. Quattro anni prima si era invece tenuta una iniziativa nella biblioteca comunale. Alla fine la mobilitazione aprì la strada agli interventi di recupero. Il progetto, a suo tempo presentato dalla parrocchia, venne infatti finanziato dalla Regione Siciliana per un importo di quasi 800 mila euro. Nell’ambito dei lavori, la parrocchia ha contributo con quasi 30mila euro.


“Nominato parroco nel 2017, proseguendo l’iniziativa dei miei predecessori don Sebastiano Scandariato e don Salvo Morghese – spiega il parroco di Paceco don Vincenzo Basiricò – ho confermato l’incarico all’architetto Stefano Lucido che ringrazio per il progetto di restauro della chiesa presentato alla Regione Siciliana. Ottenuto il finanziamento di 790 mila euro per il restauro, l’Amministrazione Comunale, guidata dal sindaco Giuseppe Scarcella con l’allora assessore Salvatore Castelli e il Rup Sandro Bencivinni, ha curato l’attuazione dei lavori, avvalendosi della professionalità della ditta Celi Energia srl di Santa Ninfa La spesa complessiva finora affrontata dalla parrocchia si avvicina ai 30 mila euro. Ringrazio per questo anche la Banca ‘Don Rizzo’ per il contributo elargito”.

La chiesa del Rosario, dedicata anche a Santa Lucia e dove è custodita una bellissima statua della Santa, è la più antica delle quattro originarie di Paceco. Come riportato da Alberto Barbata nel volumetto “Salviamo la chiesa del Rosario”, la chiesa fu costruita per volontà della principessa Maria Pacheco, a cui venne intitolato il borgo voluto dal marito Placido Fardella. Donna Maria Pacheco, che era la nipote del vicerè Villena, durante uno dei suoi viaggi di ritorno dalla Spagna aveva pregando ininterrottamente la Madonna del Rosario, recitando sempre il Rosario, per timore di essere catturata dai corsari turchi. E la principessa, che diede il nome al borgo di Paceco, restò devota all’immagine che ancora oggi si trova nell’altare centrale delle chiesa, un gruppo scultoreo in legno, tela e colla, un’autentica opera d’arte del fiorente artigianato trapanese del XVII secolo.

Nella chiesa, un autentico gioiello carico di storia e fede, sono presenti, oltre la bellissima statua di Santa Lucia, anche delle immagini di Sant’Alberto e Santa Rita. Ma la sua peculiarità, che la rende senza ombra di dubbio unica, è la sua cripta sotterranea , accessibile da due botole laterali, dove venivano sepolti i confrati della Confraternità del Rosario, soppressa nel 1930.

Nella cripta, molto semplice e con le pareti bianche, ancora oggi si possono vedere i resti del corpi sepolti nelle nicchie, sia verticali che orizzontali, scavate nella roccia. Sopra le sepolture, in una cornice, ci sono dei teschi, che ricordano i grani della corona di un Rosario. Al centro della cripta ci sono le due botole che portano ad un ossario sottostante.

(foto Mario Torrente)

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